TRADIZIONI SECOLARI
Sono molti i racconti trasmessi oralmente e le leggende che ancora vivono nelle valli, le tradizioni folcloristiche e le più radicate feste popolari. Alcune usanze del passato hanno perso importanza nel corso del tempo, altre invece sono parte integrante del tessuto culturale del Tarvisiano.
San Nicolò e i krampus
La sera del 5 dicembre, all'imbrunire, si presentano accompagnando S. Nicolo'; passano per la via centrale del paese muniti di fiaccole accese e fasci di verghe, trainando un carretto sul quale troneggia il Santo. A Tarvisio in particolare, arrivati in piazza, i Krampus smettono di essere i servi di S. Nicolo' e si scatenano rincorrendo i ragazzi e talvolta gli adulti per frustarli, farli inginocchiare e recitare preghiere (il rito si svolge - con alcune differenze - anche negli altri paesi, ma sostanzialmente rimane sempre il medesimo).
In alcuni paesi, infine, viene acceso un falo' ed i Krampus vi danzano intorno. Questo rito, sicuramente di ispirazione pagana, anticamente non prevedeva la figura di S. Nicolo', introdotta nel medioevo quale moderatore positivo delle forze negative incarnate appunto dai Krampus (all'epoca al posto di S. Nicolo' vi era in questa veste il Krampus bianco).
Il rito e' un'allegoria dell'eterna lotta tra bene e male.
I Krampus (rappresentazione del diavolo), accompagnatori del Santo di Mira (S. Nicolo'), appaiono come misteriosi spiriti silvestri, ricoperti di pelli o pellicce.
Portano maschere mostruose, sormontate da alte corna, rosse, bianche o di colore naturale.
Dalla bocca dentata penzola una lunga lingua rossa che, con il bastone ed i fasci di bacchette tenuti in mano dal Krampus, e' ritenuta un simbolo fallico.
Sono muniti di campanacci e catene coi quali preannunciano il loro arrivo; inoltre emettono suoni gutturali e si muovono con atteggiamenti aggressivi.
La pechtra baba
La tradizione si svolge a Camporosso e a Malborghetto la sera del 5 gennaio, prima dell'arrivo dei tre re magi.
Dalla gente locale è considerata una delle sere più fredde e misteriose dell'anno, ma pure una delle più affascinanti.
Verso l'imbrunire, si raccolgono lungo la strada che attraversa il paese otto o dieci ragazzi maschi, in età preadolescente, dai dieci ai sedici anni. Tutti sono muniti di campanacci. Riunitisi, iniziano a correre lungo la via, sbatacchiando violentemente le campane. Non urlano e non pronunciano parole corrono e suonano. Raggiunta l'estremità del villaggio, dove un tempo sorgeva una croce, rientrano compostamente, in silenzio. C'è chi si ferma e bussa alle porte per ricevere qualche dono, ma la gente è molto restia ad aprire. Un tempo i giovani ricevevano pere secche, mele, fave e noccioline. L'inseguimento ha un significato simbolico serve per respingere e cacciare dal paese la Perchta Baba, uno spirito femminile malvagio e malefico (analoga alla Befana). Il giorno dopo, 6 gennaio, le campane utilizzate durante la corsa venivano portate in soffitta o nel fienile e appese al collo delle mucche a scopo scaramantico.
la maia
- Il mese di Maggio è il mese della Maja o Maibaum. Come tante altre anche questa è una tradizione che in altre comunità sta scomparendo ma che è rimasta viva a Camporosso, dove la Maja viene innalzata alla vigilia del Corpus Domini a Malborghetto e Coccau dove la tradizione viene ancora osservata con passione. Il tronco di maggio (maja), in queste zone, è un simbolo di fertilità; le forze della primavera sono personificate nell'albero della vita. Questo albero è detto appunto "di maggio" o "di Pentecoste". Vi provvedono di solito i giovani diciottenni o comunque di leva. La pianta (il tronco di un abete privato della corteccia) un tempo era portata in loco per trascinamento, col traino dei buoi dalla caratteristica bardatura, oggi meno suggestivamente da un trattore. Importante è il periplo del paese che detta pianta compie prima di arrivare al punto di innalzamento. Si tratta di una sorta di processione al fine di coinvolgere idealmente tutti nel rito e nei suoi buoni auspici.
La cerimonia si svolge così: si innesta la punta di un abete sulla cima del tronco e si appende una corona (Kranz), fatta con i rami della stessa pianta, sempre sul tronco; quindi, le ragazze coetanee interessate alla festa ornano sia la cima che la corona. L'erezione dell'albnero, data la sua altezza, richiede abilità e forza ma anche paziaenza usando con lenta gradualità scale e pali incrociati. Alla fine eccolo li dritto, superbo, diventato perno della comunità
Luogo: Malborghetto-Coccau- Camporosso
Periodo: Maggio - Vigilia Di Corpus Domini
L'alberello della Domenica delle Palme
La Domenica delle Palme dà inizio alla Settimana Santa. In questa giornata si ricorda l'ingresso di Gesù a Gerusalemme e l'annunzio della passione.
Durante il periodo Pasquale si concentrano tutta una serie di funzioni liturgiche. Dopo il Gloria del giovedì le campane tacciono e vengono sostituite dalle raganelle che vengono suonate dai ragazzini per le vie del paese. A Ugovizza, Valbruna e Malborghetto viene allestito il Santo Sepolcro, costituito da quinte di legno sulle quali sono dipinte scene che rappresentano la Crocifissione, da una nicchia nella quale viene riposto l'ostensorio e dal Sepolcro in cui è adagiato il corpo di Gesù. Qui la sorveglianza del sepolcro è garantita ancora oggi dal Corpo dei Pompieri Volontari di Ugovizza, Valbruna e Malborghetto che vegliano per tutta la notte il Santo Sepolcro.
Il Sabato Santo prevede la benedizione dei cibi pasquali (prosciutto, kren, uova sode, pane dolce, salsicce e lingua) e la benedizione del fuoco.
Sul sagrato della chiesa viene accesso un grande falò, col quale si accende il cero pasquale. Segue la benedizione dell'acqua della fonte battesimale. I fedeli portano a casa alcune braci del fuoco benedetto e l'acqua consacrata. A Malborghetto le braci vengono consegnate alle famiglie dai chierichetti la domenica mattina.
Da ricordare la processione del Venerdì Santo Via Crucis a Malborghetto e del Sabato Santo processione della Resurrezione a Ugovizza.
In Valcanale l'ulivo è stato rimpiazzato dal Praitl: l'alberello viene realizzato per la Domenica delle Palme, è formato da un bastone più o meno lungo, un gran ciuffo di rami di ginepro, bettulla, salice con i suoi gattini, fra cui si introducono frutta, uova colorate, semi, biscotti. Questo è il Praitel o Palmbush che una volta benedetto venina anticamente piantato nei campi seminati per buon auspicio, se veninva un ospite eccezionale si poneva sulla soglia in segno di oamggio e di benvenuto.
Luogo: Camporosso-Ugovizza-Valbruna-Malborghetto
SCIP SCIAP
La Sciapa/šapa vede come protagonisti i giovani coscritti, che la sera del 27 dicembre visitano le case del paese portando la "brina grande" (šapa).
La šapa è costituita da una grande frasca di abete al centro della quale viene fissato un cuore di panno rosso decorato con vari oggetti simbolici: le medaglie che augurano servitù di legname ricca, i talleri e i lingotti che presagiscono ricchezza, la catena dell'amore, la chiave di San Pietro che fa andare in paradiso, una seconda catena che simboleggia quella con cui si traina l'albero di Natale ed il ferro di cavallo che porta fortuna. La parte verde della frasca viene decorata con fiocchetti bianchi che auspicano nascite, campanelle simbolo di festa, uccellini simbolo di spensieratezza, palline natalizie, che augurano tanti bambini quante sono le stesse; il tutto è circondato da un festone argentato a forma di cuore. La tradizione prevede che i coscritti si rechino di casa in casa a fare gli auguri, mentre i cantori all'esterno cantano brani beneauguranti. Solamente tre componenti del gruppo entrano in casa: il portatore della brina che spiega il significato degli oggetti presenti sulla frasca, il cameriere che offre da bere ai componenti della famiglia e il portatore della lanterna che si ferma all'ingresso. Al gruppo viene offerta una mancia; il denaro raccolto servirà in parte a fare la cena tra coscritti e cantori, in parte verrà donato alla chiesa e ai pompieri volontari. Il rito si ripete a Capodanno, ma in questa circostanza vengono visitate solo le osterie e non è prevista la presenza del cameriere e del portatore di lanterna.
l 28 dicembre, giorno dei Santi Innocenti, sono invece i bambini a fare lo scip-sciap con una «Brina piccola» senza decorazioni a genitori ed adulti, augurando loro una vita lunga e recitando una filastrocca in sloveno, in cui ad ogni ago del ramo corrisponde un anno di felicità.
A Valbruna, dove tuttora alcuni bambini al mattino del 28 dicembre praticano lo «Scip sciap» girando per le case dei paesani, la signora Irma Keil ci ha riportato la filastrocca che veniva recitata durante la sua infanzia. Come si può notare, è in parte in sloveno ed in parte in tedesco: «Šip œap/pr'rit tap/gesund bleiben/lang leben/und Geld geben» Approssimativamente: «Scip sciap/tap al sedere/restare sani/vivere a lungo/e dare soldi»
Già nella versione in italiano il nome «Scip sciap» richiama in modo onomatopeico il rumore della frasca mossa dalla mano, dal momento che la tradizione avviene proprio con una frasca. Questa consiste generalmente in un ramo di abete bianco, piatto e tondeggiante nella forma. Fino a pochi anni fa la tradizione veniva praticata in tutta la valle; al momento è ancora piuttosto viva ad Ugovizza e si svolge principalmente il 28, giorno dei SS. Innocenti e nella sera precedente.
Luogo: Camporosso-Ugovizza-Valbruna-Malborghetto